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Quando pianifichi una visita ad Auschwitz e Birkenau provi ad immaginare in anticipo quali sensazioni ed emozioni proverai, ma in realtà non c’è niente che ti preparerà a questo giorno.
Ascoltare la triste storia delle persone deportate qui ( ebrei, Testimoni di Geova, zingari, diversamente abili, polacchi ect, ect ) dietro un banco di scuola, leggerla dalle pagine di un libro o guardarla da dietro uno schermo tv, è tutt’altra cosa rispetto alla visita vera e propria all’interno dei luoghi dove sono state stroncate delle vite umane.
Mentre passeggiavo per il campo di Auschwitz e Birkenau mi sembrava di sentire nell’aria l’odore dell’odio, del disprezzo, della violenza, della paura e del terrore. Ogni volta che la guida apriva bocca tutto il gruppo tratteneva il fiato. Ogni racconto era peggio dell’altro. Come dice quel detto? “Al peggio non c’è mai fine”, e in alcuni casi è davvero così.
Prima di spiegarti cosa abbiamo visto vorrei darti qualche consiglio pratico sulla visita.
Visita ad Auschwitz e Birkenau: come raggiungere i campi, quali sono i costi e quanto dura la gita
Per raggiungere i due campi di concentramento siamo partiti da Cracovia, città dove abbiamo alloggiato per tre giorni.
Avevamo prenotato il tour dall’Italia via WhatsApp grazie al contatto che mi aveva passato una mia cara amica.
Puoi scrivere all’organizzatore anche in lingua italiana perché parla e scrive la nostra lingua piuttosto bene.
Ti chiederà nome e cognome dei partecipanti, quando vorreste visitare i due campi e il nome del tuo hotel, in modo che i suoi collaboratori possano venirti a prendere e portarti nel punto d’incontro da dove si partirà con il bus assieme al resto dei partecipanti.
Puoi pagare o i contanti o con la carta di credito. Sono ben accetti anche gli euro, ma noi abbiamo pagato con la moneta locale e abbiamo speso 65 euro in due ( i costi coprono i vari trasporti e la guida ).
Per arrivare l’autobus impiega circa un’ora e mezza. La visita ad Auschwitz invece è durata tre ore, mentre quella a Birkenau un’ora e mezza.
Ti lascio il contatto telefonico per organizzare la visita: +48 506329569.
L’orario di partenza ti verrà comunicato il giorno prima, ma dal momento che starai fuori tutto il giorno non ti consiglio di organizzare nient’altro.
Noi siamo partiti alle 10 e 15 dal nostro appartamento e siamo rientrati alle 18, giusto in tempo per la cena.
Mi raccomando: scarpe comode perché non c’è da sedersi e se il giorno prima ha piovuto il terreno si riempirà di fango e pozzanghere.
Norme di comportamento
La visita ad Auschwitz e Birkenau si può paragonare all’ingresso in un vero e proprio cimitero quindi all’interno del campo sono assolutamente vietati selfie. In alcuni luoghi non è consentito fare foto e video ( la guida ti indicherà quali. Troverai anche dei cartelli segnaletici a ricordartelo ).
Io ho deciso di non fare video e di affidarmi solo ed esclusivamente alle fotografie. Volevo raccontare ai miei lettori e followers cosa avevo imparato e provato quindi, per questa particolare occasione, ho optato per la macchina fotografica.
Ho ascoltato, preso appunti e poi creato delle didascalie per ogni foto postata sulle stories di Instagram.
Le guide non gradiscono essere fotografate o riprese e all’interno delle varie mostre, le quali sono state adibite all’interno dei blocchi occupati dai prigionieri e nazisti durante la guerra.
Ricordati di rispettare queste norme di comportamento, mi raccomando.
Ora che abbiamo concluso con le informazioni di base, passiamo alla storia.
La storia di Auschwitz e Birkenau
Come ho scritto su Instagram, definire Auschwitz e Birkenau “l’inferno sulla terra” è un complimento. Si conta che siano morte un milione e mezzo di persone.
Nel corso della seconda guerra mondiale, Auschwitz era una sorta di enorme complesso suddiviso in tre zone: Auschwitz uno ( campo di concentramento e amministrativo ) Auschwitz due – Birkenau ( dove la gente veniva portata per essere sterminata nel minor tempo possibile ) e infine Auschwitz tre – Monowitz ( campo di lavoro ).
A Birkenau, vicino al memoriale fatto costruire per i caduti, potrai osservare e fotografare l’ultimo vagone del treno rimasto integro, che deportava i prigionieri direttamente all’interno del campo.
Questo perché secondo l’ideale nazista non bisognava solo sterminare gli ebrei, ma bisognava anche farlo velocemente, velocità che era aumentata brutalmente quando il regime di Hitler aveva capito che ormai stava perdendo la guerra.
Il complesso di Auschwitz è stato fondato nel 1940 ed è rimasto in funzione fino al gennaio del 1945.
Il campo uno, quello che abbiamo visitato noi, è stato in parte adibito a museo.
Mi spiego meglio: all’interno dei vari blocchi ( non in tutti ovviamente ) dove alloggiavano i prigionieri o le guardie delle SS, troverai tanti piccoli musei dove potrai osservare enormi teche di vetro contenenti gli oggetti che appartenevano ai deportati: scarpe, i capelli delle donne ( si conta che ne abbiano tagliati circa 72 tonnellate durante l’intera durata dello sterminio ), pentolame e protesi.
In alcune stanze ci sono anche delle foto in bianco e nero che sono state ritrovate per caso alla fine della guerra e che sono giunte fino a noi come testimonianza di quel terribile periodo.
Ti mostreranno anche i sassolini di cianuro, veleno che veniva utilizzato per gassare i deportati. Nei vari film sul nazismo sembra che questa sostanza fuoriesca dalla doccia sotto forma di liquido, ma in realtà si moriva per inalazione.
Come si moriva ad Auschwitz?
Le camere a gas non erano l’unica via per la morte. Le tecniche utilizzate erano tantissime: a volte, con la scusa degli appelli, facevano attendere le persone per ore e ore sotto il sole cocente o al freddo, si poteva morire per colpa di un graffio, dato che le condizioni igieniche erano scarse era facile contrarre infezioni che portavano alla morte, si moriva per lo sfinimento ( gli venivano somministrate al massimo 1000 calorie al giorno, calorie insufficienti per contrastare le 11 ore di lavori forzati a cui venivano sottoposti ), si moriva per un colpo di pistola alla nuca o bastava pronunciare nel modo scorretto il numero di serie che affibbiavano ai prigionieri.
Alcuni persero la vita anche a causa delle torture inflitte dagli esperimenti di sterilizzazione che venivano fatti su entrambi i sessi per tentare di fermare la procreazione della “razza impura”.
Il processo di discriminazione e spersonalizzazione
E come se non bastasse Auschwitz ha dato il via alla discriminazione oltre che alla spersonalizzazione delle persone, altro fattore psicologico da non sottovalutare; come dicevo prima, ai prigionieri veniva dato un numero di serie e quello si poteva definire il loro nuovo nome, la loro nuova identità.
Dopo pochi giorni il loro volto cambiava radicalmente a causa del terrore psicologico, della penuria di viveri e dello sfinimento fisico a cui erano sottoposti!
Ma perché prima ho parlato di discriminazione? Ora te lo spiego: ai prigionieri veniva cucito sulla divisa un triangolo colorato e ognuno di essi rappresentava una categoria sociale: il triangolo viola rappresentava i Testimoni di Geova, l’unico gruppo religioso perseguitato all’epoca ( erano le uniche persone a cui veniva data la possibilità di uscire: in cambio dovevano dichiarare su un foglio di rinnegare per sempre la loro fede in Geova ).
Il triangolo nero identificava gli asociali, ovvero tutti coloro che avevano una malattia mentale, quelli considerati “pazzi”, il triangolo o stella gialla venne dato agli ebrei, quello rosso ai rom, quello rosa agli omossessuali e infine quello rosso ai prigionieri politici.
All’interno di Auschwitz potrai visitare uno dei tanti forni crematori, ma si è tenuti all’assoluto silenzio.
A Birkenau invece potrai vedere i resti di quello che era il destino delle persone che arrivavano e immediatamente andavano a morire: il corridoio che percorrevano, il luogo dove venivano tagliati i capelli ed estratti i denti d’oro, la camera a gas e il forno dove venivano ridotti in cenere ( Queste ultime venivano scaricate nel fiume o utilizzate come sale per le strade ghiacciate, un particolare agghiacciante che mi ha fatto quasi vomitare )
Le altre due cose che visiterai in questo campo di concentramento sono le latrine e le camerate.
Ovviamente non era concessa privacy e neanche durante questa fase le SS mostravano un briciolo di cuore; ai prigionieri venivano concessi poco più di 5/10 secondi per usufruire del bagno, dopo di che dovevano lasciare immediatamente il posto a qualcun altro perché come immaginerai, la fila era infinita dato che Birkenau misura 170 ettari.
Per non parlare del modo in cui venivano fatti dormire. Nei letti che vedi in foto dovevano starci almeno 15 persone per branda. Non potevano né muoversi né girarsi dal lato opposto. Le condizioni erano deplorevoli. Queste persone non avevano pace neanche durante la notte…
E’ stata l’esperienza di turismo nero più difficile che io abbia mai affrontato.
Quello che l’essere umano è stato in grado di fare ad altri esseri umani è disumano.
La guida sulla visita ad Auschwitz e Birkenau termina qui. Se l’articolo ti è piaciuto lascia un like alla mia pagina Facebook e seguimi su Instagram Presto inizieranno nuove entusiasmanti avventure in giro per l’Europa e per il mondo. Non vorrai mica perdertele vero? 🙂