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Qualche giorno fa mi è capitato di leggere una notizia agghiacciante: delle studentesse in visita ad Auschwitz hanno simulato il saluto ad Hitler scattandosi un selfie e postandolo in rete. Sono rimasta talmente scioccata che ho fissato l’articolo del giornale e la foto di queste tre cretine in totale silenzio. Non so descrivere quello che ho provato. Sconcerto? Sicuramente…Rabbia? Indubbiamente!
Lì, davanti alle porte di uno dei luoghi più terrificanti della storia, 3 adolescenti si sono beffeggiate di migliaia di morti e feriti. Zero umanità, zero cuore e aggiungerei anche zero cervello.
Credo che i giovani vadano sensibilizzati maggiormente e questo, nella società odierna, non accade. Credo che un bravo genitore debba prendersi del tempo per spiegare ai propri figli cosa è successo in certe zone del mondo. Nomi come Auschwitz, Birkenau, Dachau, Chernobyl non possono essere trascurati, tralasciati o dimenticati, e ho nominato solo alcuni dei luoghi dove sono capitate tragedie indicibili!
Sono fermamente convinta che scendere nei dettagli ( sempre che si stia parlando con un adolescente e non con un bambino ) sia un obbligo morale. La nuda e cruda verità è in grado di scuotere gli animi e la sensibilità personale.
Sarebbe troppo riduttivo dire: “Auschwitz è un campo di concentramento dove portavano i prigionieri di guerra”. Penso che questo luogo debba essere spiegato in tutt’altro modo, che si debbano leggere determinati libri, autobiografie e guardare determinati film, in grado di spiegare quali orrori abbiano vissuto quelle povere persone.
Per ora non ho mai visitato nessun campo di concentramento né in Europa né all’estero ma è mia intenzione farlo. In compenso però, ho letto molti libri, ascoltato testimonianze, guardato film e documentari.
Non è mai un errore cercare di sensibilizzare il proprio Io e riflettere su determinati argomenti. Questi luoghi sono impregnati di dolore. Nell’aria si percepiscono ancora l’odore della paura, dell’odio e della disperazione.
Credo che argomenti di questo genere debbano scrollarci l’animo e scuoterci nel profondo. Dovremmo provare a percepire ed immaginare cosa abbiano passato i prigionieri di guerra a causa di una libertà di pensiero o religiosa.
Mi rendo conto che aiutare un giovane ad immedesimarsi in alcuni capitoli terrificanti della storia dell’umanità non è semplice, soprattutto ora che viviamo in un Paese dove c’è libertà d’espressione e dove non ci sono scontri, battaglie o guerre, ma una prerogativa importante che, a mio parere, ogni genitore o insegnante dovrebbe avere, è proprio quella di sensibilizzare ugualmente le menti di coloro che costituiscono il nostro futuro.
Non c’è colore, non c’è religione, non c’è cultura che giustifichi alcun atto di violenza e aggressività.
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